Inserita in Attualità il 17/08/2013 da Redazione
LA TRAPANI CHE NON TI ASPETTI
Accade quindi di venire a conoscenza di omicidi efferati, traffici di droga e altri gravi reati che destano dalla diffusa idea – ahimè ingenua – che a Trapani, nonostante le cose non vadano benissimo, certe cose non accadano o siano distanti anni luce da noi.
Ma così come accadono i misfatti – eccome! –, numerosi sono i “fatti”, cioè le concrete iniziative di sensibilizzazione ed educazione contro la dispersione sociale, specie quella giovanile. L’unica pecca è che in pochi dedicano spazi – per giunta ridottissimi – a tali tematiche, e se accade, notiamo con dispiacere, sempre meno.
Anche per questo, oggi, scriveremo di uno dei validi e coraggiosi impegni, appena conclusosi, assunti col territorio e la cittadinanza, sopratutto quella disagiata e – è doloroso constatarlo – che troppo spesso sembra abbandonata, ghettizzata. Scriveremo del Campo “Fuori le Mura” di Trapani, una delle tante iniziative di condivisione promosse dalla “Comunità Papa Giovanni XXIII”, attraverso la voce di chi l’ha vissuto e portato avanti. Centro di questa iniziativa è la parrocchia di San Paolo, a Casa Santa Erice.
Per dovere di cronaca occorre dire che la “Giovanni XXIII" è un’associazione fondata da don Oreste Benzi (per il quale, visto il suo operato a favore dei poveri e bisognosi, è stata chiesta l'apertura della causa di beatificazione) nel 1973, operante in oltre 20 paesi del mondo (oltre che in Italia, è presente in Albania, Argentina, Australia, Bangladesh, Bolivia, Brasile, Cile, Cina, Colombia, Croazia, Francia, Georgia, Kenya, India, Israele/Palestina, Moldavia, Olanda, Repubblica di San Marino, Romania, Russia, Spagna, Sri Lanka, Tanzania, Venezuela, Zambia) “nel vasto ambiente dell'emarginazione e della povertà”. I percorsi intrapresi e i risultati ottenuti hanno portato la Comunità ad essere ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa il 25 marzo del 2004, mentre nel 2006 ha ottenuto lo “Status Consultative Special” nell'Ecosoc, il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite.
Giacomo e Giulia, entrambi di Como, scelgono ogni estate la nostra città per portare ai giovani “a rischio”, come si suol dire, la gioia e la riflessione che solitamente mancano nelle loro giornate. Con quest’ultima intendiamo gli stimoli e gli spunti forniti per portare quanto più possibile a scoprire il valore della genuina ribellione. “Vengo a Trapani da cinque anni – racconta Giacomo –, i motivi sono il legame ormai consolidato con i giovani della zona nonché l’incoraggiante e gratificante cambiamento constatato anno dopo anno nel loro rapportarsi agli altri. Tra loro, in tanti confidano di sperare in un futuro migliore, lontano dall’aria malsana che si respira nel loro rione”. A Giulia, questa esperienza ha ricordato il grande valore dell’essenzialità, ma non vissuta come mancanza e costrizione bensì come vera ricchezza, “parte costitutiva di sé stessi”. Quando si affronta il tema dei modelli da seguire, è impossibile non soffermarsi a riflettere, dato che la scelta dei ragazzi in questione ricade sugli stessi animatori. La cosa è doppiamente disarmante: se da un lato non può che incoraggiare e ben sperare, dall’altro è segno inequivocabile che la proposizione di modelli validi in certe zone disagiate manca. Non è impossibile, come dimostrato, ma proprio mancante; colpevoli risultano essere le autorità competenti. Finisce così per apparire elitaria un’importante “missione” di sensibilizzazione.
Cosa manca dunque? Principalmente un progetto serio e ambizioso. “Durante l’ultimo confronto tra noi volontari – concludono Giacomo e Giulia – è stata espressa unanime volontà di lanciare un progetto per far sì che la nostra azione non si limiti ad essere qualcosa di effimero ma di duraturo e radicata”. Lo creda davvero il lettore: l’intento espresso non rimarrà una chimera, ma costituisce già la base di un validissimo percorso di cambiamento!
Nella foto: Don Oreste Benzi (San Clemente, 7 settembre 1925 – Rimini, 2 novembre 2007)
Marco Amico
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