Inserita in Cultura il 13/07/2013 da Redazione
Ieri sera si è svolto un evento inerente alla "Quattordicesima edizione di “Libri, autori e buganvillee”.
L’autore, giornalista del gruppo “L’Espresso”, racconta il viaggio di un giovane cronista attraverso le capitali italiane della ‘ndrangheta, dalle radici dell’impero alle nuove frontiere settentrionali della più potente organizzazione criminale del mondo. Dal 2011 Tizian vive sotto scorta. L’incontro è curato da Giacomo Pilati. Giornalista, scrive per L'Espresso e ha collaborato con La Repubblica. Suo padre, Peppe Tizian, un funzionario di banca che non si è piegato al malaffare mafioso, venne ucciso a colpi di lupara la notte del 23 ottobre 1989 a Locri. Un delitto rimasto impunito su cui Giovanni ha in seguito indagato.Da allora la famiglia Tizian ha lasciato la Calabria per trasferirsi in Emilia. Laureato in criminologia presso l'Università di Bologna, ha iniziato pubblicando sulla Gazzetta di Modena le sue prime inchieste, con cui nel 2012 ha vinto il Premio per i giornalisti di provincia "Enzo Biagi". Ha collaborato con il mensile Narcomafie e il portale Stop'ndrangheta.it Sempre nel 2012 gli sono state assegnate la menzione speciale al "Premio Biagio Agnes" e la Colomba d'oro per la pace. È autore del saggio-inchiesta Gotica. 'Ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la lineapubblicato da Round Robin Editrice nel 2011. Nel 2013 Mondadori pubblica il suo libro La nostra guerra non è mai finita. Viaggio nelle viscere della 'ndrangheta e nella memoria collettiva. Al giornalismo ha affiancato l'impegno civile e sociale, fa parte di daSud, l'associazione antimafia con sede a Roma costituita nel 2005 da giovani emigranti meridionali che non hanno intenzione di lasciare le loro terre in mano alle cosche. Dal 2011 vive sotto scorta.
“Questo è il viaggio di un giovane cronista attraverso le capitali italiane della 'ndrangheta. Dalle radici dell'impero alle nuove frontiere settentrionali dell'organizzazione mafiosa più segreta e potente. Tutto ha inizio a Bovalino, profonda Locride, quando viene ucciso un trentenne di etnia rom. Ha pestato i piedi ai grandi capi della 'ndrangheta locale. Quell'uomo ucciso e sfigurato trascina Giovanni Tizian nel vortice dei ricordi della sua infanzia, fatta di violenza e sopraffazione. L'incendio della fabbrica del nonno, l'omicidio del padre, funzionario di banca, e i sequestri di persona che segnano quella terra affacciata sul mar Jonio. Episodi crudi, raccontati dall'"interno". Da quel giovane a cui le cosche hanno ucciso il padre, diventato poi giornalista in Emilia Romagna, la regione dove "emigra" nel '93 con tutta la sua famiglia. Proprio nella ricca e produttiva Emilia Felix inizia a raccontare il potere dei clan. Bologna, Milano, Roma, Piemonte e Liguria, luoghi in cui la mafia calabrese ha messo radici e ha stretto alleanze con la politica e l'imprenditoria. Tizian scrive, indaga, chiede e la 'ndrangheta gli presenta di nuovo il conto, minacciandolo. Così dal 22 dicembre 2011 è costretto a vivere sotto la protezione dello Stato, perché la sua vita è in pericolo. Qualcuno crede di metterlo a tacere, ma lui, da cronista ostinato, non si lascia intimidire e continua a svelare intrecci, a consumare la suola delle scarpe”.
Dario Allotta
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