Il week-end trapanese è stato caratterizzato, per gli appassionati della cultura e della storia della città, dalla presentazione del libro di Alberto Costantino “Il Castello di mare di Trapani – La Colombaia”. Un lavoro del quale se ne sentiva l’esigenza, realizzato su particolare richiesta dei soci dell’associazione “Salviamo la Colombaia”, che dalla sua costituzione – era il 2002 – ha potuto conseguire importanti risultati. Tra questi, il riconoscimento della Colombaia dal parte del FAI quale monumento da salvare; la sdemanializzazione del bene e la consegna alla Regione Sicilia e di conseguenza alla Soprintendenza di Trapani; la concessione da parte della Regione della somma di 600mila euro per la sua messa in sicurezza – in fase di completamento, che consentiranno la visita alla torre ed ai locali annessi –; le rassegne fotografiche realizzate a Malta ed a Monterey, i concorsi fotografici e di pittura a tema. “Sia la messa in sicurezza sia tutte le attività finora svolte non rappresentano il punto di arrivo ma la base da cui muovere ulteriori passi per il conseguimento del progetto che l’Associazione si era prefissato e cioè quello della ristrutturazione definitiva della Colombaia”, ha dichiarato Luigi Bruno, presidente dell’associazione. Tornando al libro, che abbiamo avuto il piacere e il privilegio di leggere in anteprima, dobbiamo evidenziare la puntualità con la quale è stato realizzato. Un testo immediato e dettagliato: abbinamento che lo rende di pregevole fattura. Interessanti i documenti e le immagini che impreziosiscono il libro, quest’ultime riguardanti anche stampe e rilievi custoditi in archivi delle varie biblioteche nazionali. Ad esempio l’opera di Erasmo Magno da Velletri, risalente al XVI-XVII secolo e custodito presso la Biblioteca Ricciardiana di Firenze; le carte della Biblioteca Nazionale di Torino, tratte dall’Atlante dell’architetto fiorentino Camillo Camiliani del 1584; l’interessante stampa di un anonimo, che rappresenta com’era la “Colombara” nel 1200: una semplice torre; le richieste di restauro – ben otto, senza seguito, dal 1754 al 1770 – concretizzatesi addirittura dopo i moti rivoluzionari del 1848. Si potrebbe continuare a lungo, ad esempio con le citazioni degli antichi storici Polibio e Tucidite, o dei più recenti Di Ferro e Polizzi, perch´ l’opera è ricca e affascinante davvero ad ogni pagina.
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