Inserita in Politica il 22/03/2013 da Redazione
Abolizione province viziata da incostituzionalità?
“La recentissima Legge Reg.le che abolisce le 9 Province siciliane presenta chiari profili di incostituzionalità. Anche il Presidente del Consiglio Provinciale di Trapani, Peppe Poma, che ieri a Palermo ha preso parte alla conferenza stampa indetta dalla Presidenza dell’U.R.P.S., ha voluto ribadire tale giustificata e comprovata considerazione. Mentre oggi il Presidente dell’URPS, Giovanni Avanti, incontra il Commissario dello Stato per ribadire i contenuti della “memoria” redatta da eminenti studiosi, tutti possono comunque rendersi facilmente conto che quanto operato dal legislatore regionale cozza, fra l’altro, contro il pronunciamento dell’Avvocatura dello Stato che, circa un anno addietro, esaminando un ricorso presentato dalla Regione a Statuto speciali Fiuli-Venezia-Giulia, ha stabilito che “la competenza in materia di ordinamento degli enti locali non può impedire l’esplicazione di una competenza tipicamente trasversale come il coordinamento della finanza pubblica statale e locale, considerato che l’ordinamento degli enti locali ha indubbio impatto sugli equilibri di tale finanza”. Inoltre la programmata istituzione delle Città metropolitane contenuta nel 2° comma dell’articolo unico approvato dall’A.R.S. prevede che con la legge da approvare entro il 31 dicembre 2013, la Regione provveda alla istituzione nel territorio della medesima delle Città metropolitane. Tale disposizione, ancorché di carattere programmatico, presenta profili di incostituzionalità, atteso l’immediato ed elevato grado di vulnerabilità della stessa, in grado di ledere il sistema ordinamentale siciliano derivante dalla lettura dell’art. 15 dello Statuto siciliano. L’ordinamento degli enti locali, delineato dallo Statuto, a differenza dell’art. 114 della Costituzione non prevede infatti l’ente locale Città metropolitana. La previsione di siffatta istituzione, in assenza di una specifica copertura statutaria, viola lo Statuto che, com’è noto, gode di rango costituzionale (vedasi sentenza della Corte Costituzionale n. 286/97). Basterebbero questi semplici rilievi – sottolinea il Presidente Poma – per sostenere, senza tema di smentita, come è stato detto nella conferenza stampa di ieri a Palermo, che l’abolizione delle Province non è oggi possibile. Non è possibile perché l’articolo 114 della Costituzione qualifica le Province come elementi costitutivi della Repubblica e il riconoscimento delle autonomie locali (art. 5) rientra tra i principi fondamentali della Costituzione. Invece, con la scelta dei Consorzi dei Comuni, si aboliscono proprio quegli Enti, cioè le Province, che dalla Costituzione sono ritenuti elementi costitutivi della Repubblica. Peraltro, la Corte Costituzionale (sentenza n. 43 del 23 aprile 2010) ha ribadito che la potestà legislativa della Regione Siciliana deve essere strettamente conforme ai principi della legislazione statale, a causa della esigenza di uniformità in tutto il territorio nazionale, discendente dall’identità di interessi che Comuni e Province rappresentano riguardo alle rispettive comunità locali, quale che sia la Regione di appartenenza. Tutto ciò – conclude Peppe Poma – senza voler considerare che lo sbandierato risparmio è soltanto fumo gettato sugli occhi della pubblica opinione perché il vero risparmio potrebbe derivare soltanto dalla soppressione o dalla razionalizzazione degli enti e organismi regionali intermedi, mentre il trasferimento delle funzioni delle Province ai Liberi Consorzi si tradurrà in ulteriori costi e qualche ombra inquietante comincia a proiettarsi sul futuro dei dipendenti provinciali, delle varie società partecipate, di importantissime strutture quali, nel caso della Provincia di Trapani, del Consorzio Universitario o dell’aeroporto civile di Birgi e di tutti quei volani di sviluppo socio-economico che sono stati attivati negli anni”.
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