Inserita in Politica il 05/04/2013 da Redazione
TERRITORIO GRANDE ERICE, PROGETTO POSSIBILE?
Stavolta saranno chiamati direttamente i cittadini dell’agro-ericino a suggerire proposte e idee da inserire nei programmi elettorali dei candidati a Sindaco nei quattro Comuni (Buseto Palizzolo, Custonaci, San Vito Lo Capo e Valderice) che andranno al voto nel prossimo mese di giugno. Lo stesso Dott Fonte, in una lettera riportata di seguito, ha spiegato i suoi intenti, definendo il progetto l'utlima speranza per le strategie future del nostro territorio.
Ci siamo, dopo circa un anno di serrati confronti sia con la classe dirigente (amministratori, parlamentari, esponenti politici, etc..) che con i cittadini dell’agro-ericino, è ormai tutto pronto per la concreta realizzazione della «Grande Erice». La presentazione, alle prossime amministrative del 9 e 10 giugno, di quattro liste civiche (una per ogni Comune ovvero Buseto Palizzolo, Custonaci, San Vito Lo Capo e Valderice) con la medesima dicitura all’interno dei loghi elettorali sarà la consacrazione definitiva. È, altresì, innegabile che in questi mesi il progetto «per la #granderice» ha assunto, per alcuni addirittura si tratta di un «case history» da proporre (alla luce dell’imminente istituzione dei «Liberi Consorzi Comunali») su scala regionale, una rilevante dimensione programmatica nel concetto di governance per i piccoli Comuni siciliani. Per il prof. Piraino dell’Università di Palermo e storico segretario generale dell’ANCI-Sicilia, infatti, l’ente «Comune oggi non è più attrezzato» per molte delle politiche di cui è responsabile e dei servizi che deve assicurare alla cittadinanza. Un grosso contributo, bisogna pur riconoscerlo, all’affermazione del ragionamento posto in essere è stato certamente dato dalla crescente attenzione prestata dai media all’inusuale proposta di leggere, sia sul piano dell’associazionismo comunale (L. 142/90, L. 265/99 e Dlgs 267/2000) che su quello identitario (la trimillenaria stratificazione culturale ericina), lo sviluppo di un territorio straordinariamente ricco di mille risorse. Ovvero, in estrema sintesi, potremmo tranquillamente affermare che per quanto ci riguarda «il nostro futuro è nel nostro passato». Nel senso che agganciare i territori dell’agro al brand di Erice (universalmente conosciuto) appare, in una logica di competizione globale (a partire, ad esempio, dal comparto turistico), certamente un importante valore aggiunto ed una necessità, vista la grave crisi economica in essere, indifferibile. Purtroppo lo strumento della governance comune, individuato (strada facendo) nell’Unione dei Comuni Elimo-Ericini, è stato visto in questi anni, da parte di una classe politica gretta, come l’ennesimo apparato di sottogoverno per collocare all’interno della sua struttura dipendenti «amici» (a fronte di laute integrazioni salariali ed alla faccia del merito) e per elargire contributi a «realtà associative» anch’esse, più o meno, di riferimento. Mentre, invece, questo Ente pubblico intermedio doveva essere al contrario percepito, sia nella prospettiva di rilanciare nuovi modelli di sviluppo che per garantire, a costi contenuti, servizi migliori alla cittadinanza, come una fondamentale opportunità. Invece nulla di tutto ciò. La nuova stagione di austerità voluta dall’Unione Europea oggi impone obtorto collo una strategia politica differente rispetto al passato. Basta con gli sprechi ed avanti con una razionalizzazione della spesa e degli investimenti. I piccoli Comuni, tenuti in vita sostanzialmente dalla «finanza derivata», saranno, infatti, costretti loro malgrado a rivedere radicalmente, con «imposizioni fiscali dirette» e su logiche di «area vasta», il modo di governare i territori. A dire il vero i Comuni fino a 5mila abitanti (L. 122/2010) hanno già l’obbligo della gestione associata delle funzioni fondamentali (amministrazione, gestione e controllo; polizia locale; istruzione pubblica(servizi asili nido, assistenza scolastica e refezione, edilizia scolastica); viabilità e trasporti; gestione del territorio e dell’ambiente; settore sociale).È dunque innegabile che, anche grazie al fatto che sono previste delle forme di premialità per le gestioni associate svolte dalle Unioni a fronte di ciascun servizio effettivamente dismesso dai singoli Comuni, sono stati persi (l’Unione dei Comuni Elimo-Ericini è stata istituita nel 2004) degli anni fondamentali. I cittadini dell’agro-ericino sono stati costretti a constatare a loro spese che la «cattiva politica» ha purtroppo prevalso, ancora una volta, sulla «buona politica». Amavano usare gli antichi latini, infine, l’espressione «mutate mutandis», ovvero «cambiate le cose che stanno per cambiare». In questi mesi di serio confronto e di scambio di opinioni sul prossimo futuro dei Comuni dell’agro-ericino abbiamo acquisito la convinzione che solo attraverso la realizzazione della «#granderice» possiamo, concretamente, iniziare a farlo.
|