"20 regioni sono troppe, troppo potenti. Sono troppi 8.200 Comuni. Il titolo V deve prevedere non più di 6 regioni e 3 aree metropolitane, Napoli, Roma e Milano, e conseguentemente tagliare l´enorme numero di enti collegati, di apparati politici e burocratici che oggi soffocano i cittadini in una continua lievitazione della pressione fiscale e dei costi dei servizi essenziali". A parlare è Antonino D’Alì, capogruppo per il Nuovo CentroDestra in Commissione Bilancio, che ha illustrato gli emendamenti di legge costituzionale presentati per la modifica, come anticipato, del titolo V. "Una vera riforma strutturale della spesa pubblica nel nostro Paese - ha dichiarato D’Alì – non potrà mai esserci se non entrando nel merito delle istituzioni preposte al governo del territorio". "Oggi abbiamo l’opportunità di una profonda riforma del Paese, che non si limiti al governo centrale e al dibattito sul bicameralismo – ha continuato D’Alì. Un vero processo di riforme strutturali del governo del territorio che diminuisca non solo i circa 1400 consiglieri regionali che oggi occupano 20 parlamentini, ma anche tutti gli apparati a loro collegati, appassionerebbe certamente di più gli italiani”. Il senatore ha concluso rivolgendosi ai colleghi, ai quali ha chiesto “di respingere le pressioni del livello politico regionale, che vuole conservare l´assetto attuale e quindi non cambiare nulla. In subordine si potrà, per estrema ratio, prevedere che le Regioni possano loro stesse accorparsi, su una base demografica non inferiore ai 5 milioni di utenti, per quanto riguarda diversi servizi essenziali: sanità, trasporto pubblico locale, gestione rifiuti e così via". Non ancora soddisfatto, D’Alì ha presentato un secondo emendamento, proponendo di introdurre nello statuto della Regione Siciliana l´istituto della “sfiducia costruttiva”, che potrebbe essere applicato per una sola volta nel corso di ogni legislatura. "Queste proposte – ha commentato D’Alì – ho precisato di averle presentate a titolo personale, nell´ambito dell´autonomia e libertà di pensiero che un parlamentare è tenuto a osservare e che il Nuovo CentroDestra riconosce a ciascuno dei propri esponenti".
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